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Ger e vita nomade

Vita nomade o la vita sotto la yurta

La vita nomade è allo stesso tempo pacifica e intensa, con attività quotidiane che si susseguono e il concetto di tempo che ruota intorno alle stagioni piuttosto che alle ore.

Il nomadismo in Mongolia è un po' diverso dall'idea che se ne ha in altri paesi, come in Africa, dove le famiglie di allevatori si spostano alla ricerca di pascoli nuovi o migliori, seguendo le stagioni e le condizioni meteorologiche. In Mongolia, il nomadismo è legato non solo alle stagioni ma anche alla gestione delle steppe e dei pascoli che dipendono dai villaggi, chiamati "soum" in mongolo. Gli spostamenti di ogni famiglia avvengono ogni anno, ciascuna con mediamente tre campi, sebbene ciò possa variare a seconda delle regioni: il campo estivo, quello autunnale che spesso funge da campo primaverile e il campo invernale.

Una delle ragioni di questa gestione amministrativa probabilmente risale all'epoca sovietica, durante la quale il nomadismo era "controllato", per non dire proibito, lasciando spazio ai kolchoz.

Ma questa gestione dei pascoli sembra ancora logica oggigiorno, considerando che nonostante l'immensità del paese, le steppe non sono infinite e i mandrie diventano sempre più grandi.

Ogni famiglia ha quindi i suoi campi designati e la gestione degli spazi dipende dal numero di bestiame, così il ritmo di vita delle famiglie nomadi ruota attorno ai loro campi e alle loro gher.



Sotto la yurta la vita è organizzata come tanti anni fa, con l'unica differenza di alcuni oggetti che riflettono il modernismo, come il televisore, che occupa un posto d'onore su una delle cassapanche di legno sul retro della yurta, un frigorifero per l'estate, una lavatrice, tutto a energia solare, senza dimenticare l'immancabile smartphone, onnipresente nelle steppe!

una lavatrice, tutto a energia solare, senza dimenticare l'immancabile smartphone, onnipresente nelle steppe!

Nonostante questo apparente modernismo, l'interno della ger è organizzato secondo la cultura ancestrale e i simboli sono ancora molto presenti in questo spazio abitativo.

La porta della ger è sempre rivolta a sud, verso il sole, e sulla destra, entrando, si trova l'"angolo delle donne", in altre parole l'area della cucina, che è uno dei motivi per cui non si entra mai in una yurta da destra - altri diranno che è a causa della rotazione del sole....

Il fatto è che si entra sempre da sinistra, avendo cura di entrare con il piede destro e senza calpestare la soglia, o addirittura toccarla con il piede.
Subito a sinistra si trova il punto d'acqua, un contenitore o piccolo lavabo.

Nella fila lunga, la yurta è divisa in due parti: a sinistra, subito dopo il piccolo lavabo, si trova l'angolo degli uomini, con tutti gli utensili legati alle attività maschili, come le selle, i ferri per marchiare il bestiame, il fucile da caccia e la borsa dove si prepara l'airag (koumiss), e a destra, la zona delle donne, dove si trovano gli utensili da cucina, le brocche per l'acqua e la credenza su cui si trova la tradizionale e indispensabile teiera, che la casalinga ha cura di riempire regolarmente con il tè al latte "suutei tsai".

I letti si trovano ai lati della ger; a nord, di fronte alla porta, c'è il posto d'onore e ai lati ci sono 2 cassapanche di legno utilizzate come ripostiglio, dove vengono conservati gli oggetti di valore della famiglia. Su una delle cassapanche c'è la scatola delle preghiere e altri oggetti simbolici, foto di famiglia, ecc.... sull'altra c'è l'immancabile televisore.


Al centro, tra i due pali che sostengono il "tono", la corona attorno alla quale è costruito il tetto, si trova la stufa a legna, l'elemento principale della vita nella yurta, utilizzata sia per riscaldare che per cucinare e oggetto di grande attenzione perché ospita il fuoco sacro.


 
Uno dei principali "divieti" della ger è quello di non passare mai tra questi due poli.

Dal centro del tono pende una corda di crine, spesso decorata o protetta da una treccia di stoffa rossa: è la chagtaga o "corda della vita", altamente simbolica e circondata da profondo rispetto, che viene intrecciata con cura sotto i pali, sempre sul lato destro della yurta. La chagtaga veniva e viene tuttora utilizzata per sostenere la ger durante le tempeste violente, attaccandovi del peso. Sotto l'effetto di venti violenti, il tono potrebbe sollevarsi di qualche centimetro, facendo cadere i pali che reggono il tetto e assicurano la coesione della struttura, con la conseguente distruzione della yurta, mettendo gli abitanti in grave pericolo e potenzialmente significando la morte, durante una tempesta invernale.            

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