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La Mongolia, Dalle verdi steppe dell’Arkhangay, Al lago Khuvsgul, «la perla blu della Mongolia».

* Un ampio periplo in 4X4 confortevole
alla scoperta della Mongolia *
 
Un periplo di 14 giorni tra le steppe e le montagne della Mongolia. Malgrado l’immensità del paese, la Mongolia dispone di soli 3 500/4 000 chilometri di strada asfaltata su una rete di 50 000 chilometri di piste che permettono di accedere ai siti più remoti del Paese.
Sarete accompagnati da una guida esperta di lingua francese o inglese.
L’itinerario sarà disseminato di soste per potervi riposare nei luoghi di ristoro locali e per assaporare i diversi sapori delle varie regioni. 

Nel programma, escursioni a cavallo e a piedi, in compagnia di amici nomadi che vi faranno scoprire il loro Paese. Una bella traversata a partire dal centro del paese verso nord, con visite culturali ma anche qualche momento di riposo.
Un itinerario che vi permetterà di visitare i diversi paesaggi della Mongolia: la zona desertica del Gobi centrale (Khogno Khan), il Khangay e i suoi verdi pascoli, ed infine il lago Khuvsgul, la perla blu della Mongolia, circondato da un massiccio che culmina a
2 700m, dove foresta e taiga si fondono e confondono.
 
Il vostro soggiorno giorno per giorno.
 
Giorno 1 – Arrivo a Ulaanbaatar – visita guidata della capitale
Pernottamento in hotel a Ulaanbaatar
3 opzioni possibili – Base, presso la guest house Chuka -  * Standard medio, presso l’hotel Edelweiss      *** Standard confort presso l’hotel Nine
 
Giorno 2 – Partenza per l’Arkhangay – Khogno Khan – Pernottamento in yurta
3 opzioni possibili – presso la famiglia nomade di Onii - presso il campo di yurte « Mon-Altai » *** presso il campo di yurte « Sweet Gobi »
 Numero di km: 290     Tempo di percorrenza:  3/4 ore di strada asfaltata
Khogno Khan    47°19'23.9"N / 103°39'40.4"E
 
Giorno 3 – Khogno Khan/Kharkhorim – Visita di Erdenezuu –
Pernottamento in yurta a Kharkhorim
3 opzioni possibili – presso la famiglia nomade di Jaya - * presso il campo di yurte base « Anar »           *** presso il campo di yurte « Munkh Tenger »
Numero di Km: 85   Tempo di percorrenza: 1ora e mezza di strada asfaltata
Kharkhorim     47°10'55.2"N / 102°52'27.0"E
 
Giorno 4 – Kharkhorim/Vallata dell’Orkhon – Pernottamento in yurta a Orkhon
3 opzioni possibili – presso la famiglia nomade di Chuka - * presso il campo « Mogoit »
                           *** presso l’ecolodge confort « Ursa Major »
Numero di Km: 110  Tempo di percorrenza: 2/3 ore di strada asfaltata e di pista
Vallata dell’Orkhon 47°27'55.5"N / 102°43'49.7"E
 
Giorno 5 – Escursione alle cascate dell’Orkhon – Visita al monastero Tuvkhun – Pernottamento presso il campo « Talbiun »
Numero di Km: 110  Tempo di percorrenza: 2 ore di pista
Cascate dell’Orkhon 46°47'22.5"N / 101°57'14.1"E
 
Giorno 6 – Vallata dell’Orkhon/Tsetserleg – Scoperta della vita nomade –
Pernottamento presso una famiglia nomade.
Numero di Km: 150  Tempo di percorrenza: 3/4 ore di pista
Tsetserleg 48°52'47.2"N / 101°16'44.6"E
 
Giorno 7 -  Tsetserleg/Terkhin Tsagaan Nuur (lago bianco) –
Pernottamento in yurta non lontano dal lago
3 opzioni - presso una famiglia nomade - * in yurta per ospiti - *** presso il campo confort «Badmaarag»
Numero di Km: 180    Tempo di percorrenza: 3/4 ore di pista
Terkhin Tsagaan Nuur 48°10'01.4"N / 99°40'46.7"E
 
Giorno 8 – Terkhin/Shine Ider – Pernottamento presso un campo di yurte nei pressi del lago
Numero di Km: 200   Tempo di percorrenza: 3/4 ore di pista
Shine Ider 48°56'49.5"N / 99°31'22.3"E     Zuun Nuur 49°02'52.2"N / 99°29'21.5"E
 
Giorno 9 – Shine Ider/Moron/Khatgal – Pernottamento presso il "guest-house"
Km: 230      Tempo di percorrenza: 4/5 ore di strada asfaltata e di pista
Khatgal 50°26'18.3" N / 100°09'26.4"E
 
Giorno 10 & 11 - 2 giornate di escursione a cavallo con pernottamento presso
una famiglia nomade a Khatgal
Lago Khuvsgul 51°13'17.6"N / 100°32'36.5"E
 
Giorno 12 - Lago Khuvsgul – Murun – Uran Togoo – pernottamento presso il campo di yurte  « Uran Togoo »
Numero di Km: 370    Tempo di percorrenza: 4/5 ore di strada asfaltata
Uran Togo 48°58'35.3"N / 102°44'03.4"E
 
Giorno 13 – Uran Togoo – Monastero di Amarbaysgalant – Pernottamento presso il campo di yurte nei pressi del monastero
 Numero di Km: 260    Tempo di percorrenza: 4 ore di strada asfaltata
Monastero di Amarbaysgalant 49°39'05.8"N / 105°20'57.6"E
 
Giorno 14 – Il monastero di Amarbaysgalant – Ulaanbaatar – Pernottament a Ulaanbaatar a vostra scelta.
Numero di Km: 390     Tempo di percorrenza: 5/6 ore di strada asfaltata
 
Giorno 15 – Volo internazionale
 
I siti visitati:
Ulaanbaatar.
La città di Ulan-Bator, anticamente chiamata Urga in onore del figlio di un potente guerriero mongolo, è stata fondata nel 1639 sulle rive del fiume Tuul.
Il nome Ulan-Bator fu dato alla capitale della Mongolia durante la rivoluzione del 1921. Questo nome significa "eroe rosso".
Le strade sono molto meno animate in inverno che in estate, ma un brulichio incessante, anche nel pieno della notte, regna incontrastato.
La città è divisa in vari quartieri molto diversi tra di loro; fino a poco tempo fa si potevano ancora vedere yurte in centro città. La crescita di Oulan-Bator è sorprendente e troverete nella capitale tutte le comodità della vita moderna.
  
Visita guidata della capitale Ulaanbaatar.
Vi proponiamo diverse opzioni:
Il monastero Gandantegchinlen in mattinata, per assistere alle cerimonie: si tratta del monastero più importante per i Mongoli. Eretto nel 1809 con il nome di Sharsum dal Venerabile Javzandamba, a quei tempi il lama di più alto grado nella gerarchia ecclesiastica mongola, il monastero prese il nome attuale nel 1838. Il tempio principale, MegjidJanraiseg (Avalokiteshvara), venne eretto tra il 1911 e il 1912 per celebrare la fine del giogo manciù e come offerta per la guarigione dalla cecità del Bogdo Guegueen. Lo stile è un misto sino-tibetano. L’altezza inabituale permette di accogliere al proprio interno un’immensa statua di Avalokiteshvara, di valore inestimabile e di un’altezza di 25,6m. Distrutta e poi trasportata a pezzi nell’ex Unione Sovietica alla fine degli anni ’30, la statua venne poi ricostruita parallelamente ai lavori di restauro del tempio nel 1996.
 
Il Museo di Storia Naturale: Creato nel 1924 con il nome di Museo Nazionale, divenne Museo Statale  nel 1956. Esteso nel 1997, divenne poi Museo di Storia Naturale. Questo museo tratta di geografia, della flora, la fauna e della paleontologia. Vi sono in totale 800 oggetti di paleontologia e un quadro che rappresenta l’evoluzione della vita in 500 milioni d’anni. Vi si trovano anche foreste pietrificate (10-15 milioni d’anni), piante, fossili di dinosauro e mammiferi imbalsamati.
 
Il palazzo Bogd Khan – il palazzo dell’ultimo Bogd: si tratta di uno dei monumenti più importanti della storia e dell’architetura mongola.
Eretto tra il 1893 e il 1906, si suddivide in due parti:
•           Il Palazzo d’estate, costituito da sette templi e pagode, è un sito culturalmente impressionante e ben preservato di stile cinese;
•           Il Palazzo d’inverno, un edificio di due piani, realizzato da architetti russi in stile europeo.
Il Palazzo d’inverno è stato la residenza dell’ottavo capo buddista della Mongolia, il Bogdo Javzandamba Agvaanluvsan, e di sua moglie, la regina Dondogdulam, per vent’anni.
Questo capolavoro dell’architettura antica mongola è costituito da una ventina di edifici
monastici. Tra i particolari di maggiore spicco: il portale della serenità con 108 assemblaggi
senza chiodi, alcuni oggetti che risalgono tra il 17° e l’inizio del 20° secolo, delle applicazioni su
seta (tra il 19° e il 20° secolo), alcuni strumenti di musica rituale e degli effetti personali del
primo Bogdo Zanabazar. Il Palazzo d’Inverno è stato trasformato in museo nel 1961 dopo alcuni
lavori di restauro.
  
Khogno Khan & Elsen Tasarkhai
Khogno Khan è in realtà il nome del massiccio granitico, Elsen Tasarkhai è il nome della zona costituita da dune sabbiose, nota anche con il nome di « Piccolo Gobi », o Gobi centrale. Le dune si estendono per 80km, nel centro del massiccio granitico.
 
Khogno Khan è un parco nazionale di grande importanza, situato proprio a lato della strada principale Ulaanbaatar – Kharkhorin, con un’estensione di 46 900 ettari.
Il massiccio roccioso, che si eleva al di sopra delle dune, crea un’atmosfera surreale. Un luogo superbo per delle escursione dove, con un pò di fortuna, potrete osservare la fauna che vive in questa zona: cervi, stambecchi e naturalmente una grande varietà di uccelli.
Addossato alle colline si trova il monastero di Uvgun khiid (Khiid significa monastero), monumento architetturale dell’epoca dell’invasione di Khan Galdan dei Mongoli dell’Ovest.
Distrutto a più riprese, la parte più estesa di questo monastero buddista risale al XVII secolo ed è praticamente in rovina. Il monastero è chiamato « Uvgun », che significa « vecchio uomo ». Secondo alcune leggende, il monastero venne edificato in questo luogo da alcuni monaci tibetani a metà del 17° secolo. Il lama Lkhalambaldorj avrebbe fatto erigere il monastero durante il suo esilio in Mongolia.
Secondo gli studiosi, il monastero è stato abitato per non meno di 50 anni. Nel corso della guerra di Khalkha-Oird, il monastero venne incendiato e perse quindi tutto il suo splendore.
Nel 1693, Zanabazar fece costruire un altro monastero, chiamato Erdene Khamba, per commemorare il monastero originale.
Molto più tardi, nel 1937, numerosi oggetti religiosi ed artistici furono trasferiti nel monastero recentemente edificato, ma durante l’epoca sovietica il monastero subì una nuova distruzione.
Fu solamente nel 1992 che il monastero venne edificato di nuovo, costituito da una stupa e da un tempio principale. I restauri sono stati terminati nel 2004.
Solo pochi monaci vivono in questo monastero che resta tuttavia in attività.
N 47°25.561’ / E 103°41.686’
 
Kharkhorim
Karakorum conobbe i fasti di città imperiale per un periodo di circa 140 anni, ma fu capitale dell’impero solamente per 32 anni.
Nel 1235, Ögedeï, figlio di Gengis Khan, fece erigere una muraglia di protezione su una lunghezza di più di 2 km tutt’intorno alla città; alla stessa epoca, la città acquisisce il ruolo di centro economico e politico.
Tuttavia, secondo la tradizione della cultura nomade, i membri della corte reale non utilizzarono il Palazzo come loro domicilio ma solo come luogo designato ai ricevimenti, preferendo invece vivere nelle yurte installate intorno alla capitale.
Di questa ricca città imperiale non restano che scarse rovine visibili intorno al sito, tra le colline, poichè i mattoni dei grandi palazzi furono reimpiegati per la costruzione del tempio di Erden-Züü sul sito dell’antica capitale.
Il nucleo centrale della città veniva utilizzato come luogo preposto alle «riunioni» dei nobili e ospitava la corte del grande Khan. Esso fu completamente distrutto dalla dinastia Ming nel 1380.
La Karakorum attuale è situata a qualche kilometro di distanza. Centro amministrativo della regione, la città è anche importante centro agricolo, con un canale d’irrigazione proveniente dall’Orkhon.
 
Il monastero di Erdenezuu, eretto sulle rovine dell’antica città, è uno dei 3 monasteri più
importanti e frequentati del Paese, malgrado la distruzione di una parte del complesso.
Il suo fondatore, Altan Khan, fu all’origine dello sviluppo della religione buddista in Mongolia.
  
Vallata dell’Orkhon
La vallata dell’Orkhon è uno degli emblemi della Mongolia, un superbo sito naturale. Si tratta di una vallata ricca di pascoli conosciuti nell’intero paese, nel mezzo della quale vivono numerose famiglie nomadi.
Questa vallata è situata nella parte nord dell’Ovorkhangay, nella parte centrale del Paese, nel massiccio montuoso del Khangay.
Iscritta al patrimonio mondiale dell’UNESCO nel 1992, la zona si estende su circa 122 000 ettari di prateria.
 
E’ un settore di grande ricchezza archeologica poichè il bacino dell’Orkhon ha da sempre ospitato le culture nomadi che si sono succedute a partire dalla preistoria.
Dalla notte dei tempi, le ondate successive dei popoli nomadi hanno trovato nella vallata dell’Orkhon il luogo propizio per la loro installazione. Le prime tracce d’insediamenti umani risalgono a 60 000 anni fa. La vallata sarebbe stata occupata senza interruzione a partire da questa epoca, prima dagli Unni, poi dai diversi popoli di origine turca, gli Ouïgours, i Khitans, e infine dai Mongoli.
In tutta la regione si trovano numerose vestigia archeologiche, come i memoriali turchi del secolo VI e VII, Khar Balgas, la capitale Ouighour durante i secoli VIII e IX, ed ovviamente Kharkhorin, la capitale mongola durante i secoli XIII e XIV, fondata da Gengis Khan.
Vi si possono altresì visitare diversi monasteri, come l’eremo di Tövkhön o il monastero di Shankh, testimonianze delle tradizioni religiose dei nomadi Mongoli delle steppe. 
La vallata dell’Orkhon è oggigiorno una grande terra di nomadismo dove numerose famiglie di allevatori installano i loro accampamenti. I paesaggi pittoreschi delle steppe circondate dal massiccio del Khangai e la ricchezza della fauna e della flora, ne fanno la regione ideale per scoprire la Mongolia dei nomadi in un quadro incantevole.
Non lontano da là, si trova la sorgente d’acqua calda di Mogoit, vestigia del passato vulcanico.
  
Cascate dell’Orkhon
Orkhon è una delle immagini più emblematiche della Mongolia, con un’estensione di 1 120 km è il fiume più lungo della Mongolia. Alla fine del suo percorso si getta nel fiume Selenge, che si versa a sua volta nel lago Baikal.
Le eruzioni vulcaniche e i terremoti di 20 000 anni fa hanno disegnato una frattura tettonica alta 26m nella quale si getta il fiume Orkhon:  ecco la genesi della cascata UlanTsutgalaan, sito oggi sotto la protezione dell’UNESCO.
L’Orkhon è un fiume che raggiunge una larghezza variabile tra i 10 e i 60m, e che continua ad allargarsi sino a raggiungere più di 100m prima di unirsi al Selenge.
 Nel fiume Orkhon si trovano numerose varietà di pesci come il luccio, lo storione siberiano, il taimen, e l’ombra della Siberia.
  
Tuvkhun Khiid
Il monastero di Tovkhon, in mongolo Tuvkhun Khiid (monastero della meditazione), venne edificato nel 1654 da Zanabazar, uno dei maggiori rappresentanti del buddismo in Mongolia, che fu anche artista e grande scultore. E’ situato a 2 300 metri d’altitudine su una collina rocciosa circondata da foreste.
Nel 1648, venne eretto il monastero di Shankh, non lontano da là, sul fiume Shariin. Zanabazar nota allora un picco roccioso a forma di poltrona a ovest del fiume Orkhon: è la montagna chiamata Shireet Ulaan Uul. Nel 1651, di ritorno dal suo primo viaggio in Tibet, Zanabazar fa costruire su questo sperone roccioso un primo edificio di pietra, per potervi soggiornare e meditare. Nel 1653, Zanabazar visita Erdenezuu, fondata da suo bisnonno e decide, assieme ai suoi discepoli, di costruire un tempio per la meditazione a Shireet Ulaan Uul per il proprio uso personale. Ai tempi di Zanabazar, questo tempio dove egli soggiornava molto spesso, era chiamato Bayasgalant Aglag Oron (luogo isolato felice).
Dopo la sua morte, il monastero prese il nome di «Tuvkhun». Il piccolo tempio ha subito gravi danni durante le persecuzioni societiche ed è stato rinnovato nell’estate del 1997. Alcune ceremonie sono state tenute in questo luogo ed una nuova statua di Gombo Makhagal vi è stata eretta. Un certo numero di monaci vivono stabilmente nel monastero.
Nei pressi di uno sperone roccioso si trova il «Trono di Zanabazar», una poltrona di pietra su cui, secondo i monaci che vivono qui, Zanabazar si sedeva ogni mattina all’alba; su un altipiano di pietra più in basso, sono visibili alcune impronte di piedi: la leggenda racconta che è l’impronta di un piede nudo mentre l’altra sarebbe quella di Zanabazar, con stivali di stile mongolo; c’è anche un’impronta che si ritiene essere quella dello zoccolo del suo cavallo.
Sulla destra del tempio, un sentiero conduce in alto sino alla cima del massiccio roccioso. Un tratto di questo sentiero conduce a uno stretto passaggio che i pellegrini attraversano arrampicandosi per rinascere simbolicamente: questo sentiero si chiama «l'utero della madre».
  
Tsetserleg
Tsetserleg è situata tra il fiume Tamir e il celebre Chuulut, uno dei più pescosi del Paese.
Questa città è la più verdeggiante dell’intera Mongolia. Il nome Tsesterleg significa letteralmente «giardino» e deriva da Tsetseg che significa «fiore».
Tsetserleg si estende sulle pendici nord orientali dei monti Khangaï, coprendo una superficie di 540 km², a circa 500 km a sud-ovest di Oulan-Bator.
Tsetserleg venne costruita sulle rovine di uno dei più importanti monasteri del paese, rovine che si possono ancora oggi visitare nelle immediate vicinanze.
Tsetserleg conobbe un passato assai fiorente, anche grazie ai pascoli e alle numerose sorgenti d’acqua calda della regione.
Potrete anche visitare il monastero di Zayan Gegeen ai piedi della montagna.
Tsetserleg è la capitale amministrativa dell’aimag (provincia) dell’Arkhangai.
Dal 1992 Tsetserleg è chiamata Erdenebulgan, per evitare di confondere questa città con un’altra Tsetserleg situata più a nord. Nel 2006 la popolazione era di 16 300 abitanti.
  
Terkhiin Tsagaan Nuur
Il vulcano Khorgo Uul e il lago di Terkhiin Tsagaan Nuur nel cuore del piccolo parco nazionale che prende lo stesso nome, al limitare dell’aïmag di Khuvsgul.
Il Khorgiin Togoo culmina a 2 200m nel cuore di una zona vulcanica a 160km da Tsetserleg. E’ il più elevato dei vulcani situati in questo settore.
Dalla sua cima, possiamo godere una vista panoramica su tutta la regione e in particolare sul lago di Terkhiin Tsagaan.
Questo lago si formò grazie ad una colata lavica che sbarrò il corso del fiume Suman. Ha una lunghezza di 20km ed è luogo privilegiato di numerose colonie di uccelli.
  
Questo parco nazionale è il punto culminante della provincia dell’Arkhangai ed estremamente rinomato per i suoi grandiosi paesaggi. E’ situato a 580km a nord-ovest di Oulan-Bator.
E’ zona sotto sorveglianza dal 1965, protetta dal 1997, per la protezione del paesaggio costituito da montagne spettacolari, ma anche della fauna e della flora minacciate d’estinzione. Circondato dai monti Khangaï, che raggiungono un’altitudine di 3 000 metri al di sopra del livello del mare, il Parco Nazionale è in gran parte ricoperto da foreste di pioppi e di larici. Vi si trovano anche essenze rare e una grande varietà di bacche e di fiori.
La fauna è abbondante e non è raro poter osservare animali come il cervo, l’ibex (capra selvatica), così come diverse specie di uccelli. Il cratere del vulcano Khorgo, largo 200m e profondo 100 m, è situato ad un’altitudine di 2 210m.
Nei pressi del cratere si trovano una decina di piccole grotte con numerose stalattiti. A causa delle antiche eruzioni vulcaniche, questa zona naturale resta del tutto unica. Una di queste grotte è talmente profonda che vi si può trovare del ghiaccio all’interno. Viene chiamata « l’inferno del cane giallo ». Il ghiaccio vi è presente anche in estate. Alcuni di questi 13 rifugi di pietra formati dalla colata lavica possono raggiungere 1,7 m di altezza.
L’altro gioiello di questo Parco Nazionale è il lago Terkhiin Tsagaan, largo 16 chilometri, lungo 20 chilometri e di una profondità di 20 metri nella parte centrale. Questo lago offre dei paesaggi superbi ed è il rifugio di numerosi uccelli.
 
Shine Ider
Shine Ider, piccolo villaggio tipico è tappa obbligata in quanto situato a metà strada tra Terkhiin e Moron.
Trascorrerete la serata in un campo di yurte locali, nei pressi del laghetto di Zuun Nuur.
  Il villaggio di Shine Ider è stato fondato nel 1923 con il nome di Chandama-Olziit Dalian Khoshuu Sum e fa parte della provincia di Tsetserleg Mandal Uulnaimag. Nel 1931, il villaggio diviene Chandmana, nella nuova provincia dell’Arkhangay. Nel 1942, a seguito di riorganizzazioni amministrative, il villaggio cambia di provincia per diventare parte di Khuvsgul. Il nome attuale gli sarà attribuito solo nel 1956.
Shine Ider Sum si trova a 2 093 metri d’altitudine.
 
Moron
Moron, capitale amministrativa della provincia di Khuvsgul. Provincia della Mongolia situata all’estremo nord, prende il nome dal più grande e più profondo lago del Paese, chiamato dai suoi antichi abitanti «il lago dalle acque blu», reso più tardi noto dai russi con il nome di «Kossogol».
 Questa regione ha conservato le proprie tradizioni popolari molto più che gli altri aimag. Abitata da diversi gruppi etnici, i più conosciuti tra i quali sono i Darkhas, i Bouriates e naturalmente gli Uriankhai, meglio noti sotto il nome di Tsaatan.
La regione conta più di 300 laghi, di cui 200 situati a TsagaanNuur, a ovest rispetto al mitico lago di Khuvsgul.
  
Mörön (fiume profondo) è la capitale amministrativa dell’aimag di Khovsgol, provincia del nord della Mongolia, dal 1933; prima di questa data, Khatgal ne era la capitale.
Come tutte le altri capitali di provincia della Mongolia, Mörön ha un ospedale, un museo, un teatro, un ufficio postale, diverse scuole e dei parchi giochi per bambini. Mörön è stata connessa alla rete stradale centrale della Mongolia solamente nel 2004.
Grazie alla decisionedel governo attuale di connettere tutte le capitali degli aimag a Ulaanbaatar, è oggigiorno possibile raggiungere Ulaanbaatar in solo 15 ore di macchina, su una bella strada asfaltata che ha permesso il rapido sviluppo della città.
Tra gli anni 1809/11, venne eretto il monastero di Möröngiin Khuree sulle rive del fiume Delger Mörön.
All’inizio del XX° secolo, il monastero contava all’incirca 1 300 lama ma venne distrutto nel 1937 durante le persecuzioni sovietiche. Negli anni ‘90, venne eretto all’estremità occidentale della città un altro piccolo monastero chiamato Danzadarjaa Khiid.
 
Khatgal
Khatgal è una località rinomata sulle rive del lago Khuvsgul.
Antica colonia russa, fu estremamente prospera nel passato grazie al commercio tra la Mongolia e la Russia. Oggigiorno, restano tracce di questo passato nei dintorni del villaggio e possiamo notare un’antica caserma militare e le cisterne di carburante che datano dell’epoca nella quale numerose imbarcazioni attraversavano il lago.
Khatgal venne fondata nel 1727; nel 1910, questo minuscolo villaggio si sviluppava principalmente grazie al commercio con la Russia. Nel 1914 una linea di di telegrafo è stata realizzata tra questa città e la frontiera russa Mondy verso Uliastai attraverso Khatgal. A partire dal 1921 circa 200 russi abitavano in questa città. E’ a quest’epoca che Khatgal divenne capitale amministrativa della regione.
Nel 1931, Khatgal resta capitale amministrativa della nuova provincia di Khuvsguluu, ma qualche  tempo dopo, nel 1933, l'amministrazione venne delocalizzata a Mörön.
La città contava circa 7 000 abitanti nel 1990, con una centrale elettrica, ma le riorganizzazioni amministrative e lo sviluppo della rete stradale determineranno la chiusura di una grande fabbrica locale di lana e rapidamente, quando il commercio con la Russia venne a diminuire, ci fu un importante esodo che lasciò solamente 2 796 abitanti secondo l’ultimo censimento nel dicembre 2006.
Khatgal perse anche il suo statuto di città, per divenire un semplice villaggio dipendente dal punto di vista amministrativo da Alag-Erdene.
Solamente nel 2007 Khatgal fu collegata alla rete stradale centrale della Mongolia e fornita di collegamenti con la rete telefonica GSM.
 
Lago Khuvsgul
Il lago Khuvsgul, battezzato «la perla blu della Mongolia», deve il proprio nome alla bellezza e al colore delle proprie acque.
La zona, riserva naturale nazionale, possiede una fauna ed una flora estremamente ricche e spesso endemiche. E’ abitata da una grande varietà di uccelli durante tutto l’anno o solamente durante la stagione primaverile.
 Il lago è circondato dai massicci montuosi di Saïan e di Khodiral Saridag dove si trovano una decina di vulcani non attivi.
Grazie alla presenza del lago, Khuvsgul è una delle rare regioni dove è possibile mangiare pesce.
 Khuvsgul è uno dei maggiori laghi dell’Asia e racchiude una delle più grandi riserve d’acqua dolce del continente. Lungo 135 kilometri, largo 35, ha una profondità media di 100 metri, ma puo’ raggiungere i 260 metri.
Le acque del lago Khuvsgul si versano nel fiume EgiinGol, in seguito nel Selenge, per terminare nelle acque del lago Baikal.
E’ il secondo maggiore lago di acqua dolce dell’Asia e contiene quasi il 70% dell’acqua dolce della Mongolia e lo 0,4% dell’acqua dolce di tutta la Terra. Il bacino di affluenti è relativamente scarso e costituito da solo qualche fiume.
Il lago è circondato da varie catene montuose. La cima più elevata è il Burenkhaan/Munkh Saridag (3 492 m), che culmina al nord del lago esattamente alla frontiera russo-mongola. Nel lago si trovano numerose specie di pesci, di cui i più rappresentativi sono l’ombra della Siberia, lo storione, la trota artica (lenok) e il pesce angelo che qui viene chiamato «Goutar». La zona che circonda il lago è particolarmente ricca di fauna e di flora, con numerose specie endemiche.
Numerosi erbivori, come il montone selvatico (argali), lo stambecco (ibex), caprioli, cervi comuni ma anche wapitis, alci, orsi, bruni e neri ed ovviamente il mitico lupo. La regione ospita tre gruppi etnici distinti ed unici: i Darkhad, i Bouriate e i Tsaatan.
La religione di questa regione è lo sciamanismo piuttosto che il buddismo.
  
Parco naturale di Uran Togoo
Questo vulcano è situato nei pressi della strada che collega la città di Bulgan a Moron.
Il parco di Uran Togoo si trova a 70 chilometri a nord-ovest della città di Bulgan, dopo aver attraversato il villaggio di Kutag-Undur. La riserva occupa un territorio di 8 km² ad un’altitudine di 1 686 metri al di sopra del livello del mare. Il sito è stato messo sotto protezione a partire dal 1965 e gode ora dello statuto di riserva naturale di Uran-Togoo & Tulga Uul.
Un sentiero in pessime condizioni permette di raggiungere la cima del vulcano principale. Il parco di Uran-Togoo & Tulga Uul è costituito da vari vulcani spenti: l’Uran Togoo, il Tulga Togoo e il Jalavch Uul.
Il parco è il luogo ideale per fare una sosta tra Khusvgul e Ulaanbaatar.
  
Monastero Amarbaysgalant
Amarbayasgalant è un monastero magnifico caratterizzato da un’attività continua. Il suo nome significa letteralmente «Tranquilla felicità».
Amarbayasgalant è uno dei tre maggiori centri monastici buddisti della Mongolia. Eretto intorno al 1730, si trova nei pressi del fiume Selenge, ai piedi del massiccio montuoso Büren Khaan. Alla stessa epoca sono stati eretti nel paese una quarantina di monasteri.
Il monastero fu costruito durante il regno dell’imperatore manciù Kang Xi – capo spirituale del buddismo in Mongolia, chiamato Enkh-Amgalan Khan dai Mongoli, per divenirne l’ultima dimora a Zanabazar.
Amarbaysgalant è uno dei monasteri più importanti della Mongolia.
 La costruzione architettonica del monastero è di grande bellezza, lo stile principale è cinese, con una nota ben evidente d’archiettura tibetana. La divinità principale protettrice del monastero è Dorjuugd; ciò sarebbe all’origine di uno screzio con il Dalaï Lama, secondo il quale il culto di questa divinità sarebbe negativo e contrario al rispetto di un Gelupa puro, con conseguenze nefaste anche per le altre tradizioni.
Nel corso degli anni ‘30, il monastero fu distrutto come la grande maggioranza dei monasteri della Mongolia durante le persecuzioni sovietiche. Esso venne parzialmente restaurato dall’Unesco a partire dal 1975 e sino alla sua riapertura nel 1990.
Oggigiorno è abitato da 30 monaci, di cui la gran parte tra i 7 e i 13 anni. All’interno del tempio principale si trova una statua di grandezza naturale del Guru Deva Rinpoche, che è il monaco responsabile del monastero, anche se vi soggiorna solo per brevi periodi all’anno.
  
Escursioni a cavallo
Due giorni a cavallo per scoprire le rive del lago – Un’escursione che sarà adattata al vostro livello di equitazione.
     … Secondo il ritmo tranquillo dei cavalli, seguendo gli incontri occasionali, apprenderete a vivere al ritmo tranquillo dei cavalieri mongoli …
  I cavalli mongoli, sono nel contempo docili e selvaggi; è quindi necessario seguire i consigli della vostra guida per poter instaurare una buona relazione con l’animale che monterete. I Mongoli sono estremamente fieri dei loro cavalli, elemento focale della civilizzazione dell’intero Paese. Il grande Gengis Khan ha reso celebri le armate dei cavalieri Mongoli in tutto il continente. I cavalli vengono cavalcati una volta raggiunta l’età di 2 anni e un rituale complesso ne caratterizza tutte le fasi di addomesticamento. Le competizioni a cavallo sono organizzate durante tutto l’anno, le più note sono le corse di Nadaam a luglio e quelle di Tsagaansaar, l’Anno Nuovo Cinese, in febbraio.
 
I Mongoli cominciano a cavalcare in tenera età e non è raro osservare
dei giovani cavalieri di 4 anni partecipare ad una competizione.
Delle competizioni Nadaam possono essere organizzate durante tutto
l’anno, per celebrare un evento particolare.
Anche la giumenta ha un ruolo estremamente importante nella cultura
Mongola e viene raramente utilizzata per essere cavalcata.
Il celebre latte fermentato di giumenta o Aïrak - a cui vengono attribuite
virtù curative, è all’origine di diversi riti.
Le giumente vengono munte soltanto in primavera e in estate. Durante il resto dell’anno, i Mongoli producono un’altra bevanda alcolica a base di latte vaccino o di yack, che viene chiamata «vodka Mongola» o «vodka bianca» e che è derivata dalla distillazione del latte fermentato.
L’antenato del cavallo Mongolo è il Takhi, più conosciuto come Cavallo di Prezvalski, identico alle pitture rupestri ritrovate nelle grotte di Niaux, di Lascau e numerose altre.
Paradossalmente, il Taikhi era scomparso dalle steppe Mongole, ma è stato recentemente reintrodotto con capi provenienti dal massiccio centrale.
 
Fedele al suo antenato, il cavallo Mongolo assomiglia a un poney di taglia doppia, con un’altezza di 1,50 m al garrese.
È al contempo venerato e utilizzato come animale da lavoro.
I Mongoli non usano attribuire un nome al proprio cavallo; tuttavia, il vocabolario Mongolo è incredibilmente ricco di termini che ne designano il colore, il carattere, la taglia, ecc.
A causa della sua taglia, il galoppo del cavallo Mongolo resta ridotto,ma l’animale è in grado di trottare per lunghe ore nella steppa ed è adatto per i trekking, compresi quelli in condizioni difficili.
I cavalli non sono ferrati in estate, ma soltanto in inverno per poter affrontare il ghiaccio.
 I cavalli da soma sono i più docili e resistenti, essendo normalmente destinati a portare caricati tra gli 80 e i 100 Kg.
Nonostante i carichi da soma siano ampiamente utilizzati in Mongolia, i Mongoli di solito non utilizzano bisacce e legano i carichi direttamente alla sella.
Per facilitare il trotto e per un migliore confort del cavallo, noi utilizzeremo delle bisacce di tela, che hanno anche il vantaggio di proteggere i bagagli dai rami e dai rovi.
Nonostante un passato ricco di epopee equestri,l’equipaggiamento mongolo rimane sobrio e
poco sofisticato. È per questa ragione che noi utilizzeremo delle selle cinesi – un ibrido tra la
sella russa ad armatura metallica e la sella inglese. È frequentemente utilizzata anche la sella Kazakhi, più simile alla sella russa.
La sella Mongola resta di difficile utilizzo per un Europeo e solo i Mongoli trovano un certo piacere ad utilizzare questa attrezzatura che, malgrado tutta la sua bellezza e portata storica, sembra adattarsi esclusivamente ai discendenti dei grandi Khan.
 
La vita dei nomadi
La vita dei nomadi è al contempo tranquilla e ben riempita: gli impegni della giornata si susseguono senza che la nozione del tempo sia percepita.
Niente stress, d’altra parte non c’è tempo di fare la siesta. Occuparsi di raggruppare le mandrie per avvicinarle alla yurta la sera, il mattino seguente riportarle verso i migliori pascoli, trasformare il latte dopo la mungitura in yogurt, formaggio, airag (il famoso latte fermentato di giumenta), separare la crema del latte, ecc ….
Preparare i pasti e la fine della giornata si avvicina rapidamente ed è di nuovo l’ora della mungitura … Dei focolari vengono accesi con lo sterco seccato delle mucche, in maniera tale da produrre del fumo che allontanerà mosche e zanzare.
Intanto gli uomini sono occupati con i cavalli e gli yack: c’è sempre qualcosa da fare, raggruppare le mandrie, selezionare i cavalli da cavalcare e quelli che parteciperanno invece alle corse durante l’estate.
Ogni membro della famiglia ha il proprio ruolo sotto la yurta e un lavoro di propria responsabilità: i più piccoli si occupano di raccogliere lo sterco per farlo seccare, i più grandi si occupano degli agnelli e dei vitelli.
E ovviamente, i lavori dell’ultimo minuto, che trovano sempre uno spazio per riempire le giornate, come riparare il feltro della yurta, lavare la tela o altro.
Ritmo immutabile nella più pura tradizione mongola.
  
Lavori ai quali potrete partecipare, dovrete semplicemente proporvi e non aver paura degli yack, oppure partire a cavallo per riportare la mandria nei pressi dell’accampamento.
Non c’è veramente un programma ben preciso perchè desideriamo che i nostri soggiorni siano il più vicino possibile alla vita dei nomadi senza alterarne il ritmo e il lavoro delle famiglie visitate. Semplicemente vi proponiamo di condividerne alcuni momenti della loro vita.
Dovrete dimenticare i criteri della vita europea, con degli orari fissi, sapere accettare dei pasti meno variati, spesso composti di carne e pasta o riso e nei quali il boccone grasso è particolarmente pregiato.
Dei pasti che farete spesso soli, perchè questo momento non è importante nella vita familiare come può esserlo in Europa.
 
 

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