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Yurta e nomadismo nelle steppe della Mongolia

Straordinaria eredità delle civiltà nomadi, le origini della yurta risalgono a circa 3 000 anni fa. La più antica testimonianza che riferisce le yurte in Mongolia è datata 13eme secolo.
Queste prime capanne di forma circolare si sono sviluppate e adattate col passare degli anni allo stile di vita di ogni popolo, diventando quadrate per le civiltà sedentarie e orientandosi verso la yurta per le nomadi o ancora verso il «tepee» per i popoli in cui il nomadismo è più importante, come i Lapponi o gli indiani d'America.


Malgrado un'evoluzione quasi permanente col passare dei secoli, il principio di base della yurta resta lo stesso: un'ossatura in legno totalmente smontabile ricoperta di feltro o altri materiali isolanti e di tele per i modelli più recenti.
La yurta è diventata così l’habitat tipico di popoli che praticano il nomadismo pastorale, com’è il caso in Uzbekistan, Kazakhstan e in Mongolia, dove è divenuta il simbolo stesso del paese, tanto la civiltà mongola resta attaccata a questo stile di vita che ruota intorno alla natura.
 
 
 
Emblema di un popolo di allevatori nomadi, la yurta è indissociabile dall'immagine delle steppe verdeggianti. Non esiste famiglia nomade che non abbia una o due yurte per ripararsi e in cui vivere durante tutto l’anno.
Quest’abitazione si evolve con il susseguirsi delle stagioni: rifugio delicato e comodo in inverno, molto riparata dai venti glaciali grazie alle palizzate dei campi, la yurta si trasforma in una tenda nomade climatizzata quando l’estate sopraggiunge. Uno strato di feltro in meno e un modo alquanto particolare di rialzare i bordi al fine di favorire la circolazione d’aria, fanno si che la yurta si trasformi in quello che assomiglia a un vero e proprio rifugio di freschezza.

Quello che vi proponiamo è un soggiorno interamente orientato al nomadismo, con la scoperta della civiltà nomade delle steppe, un'iniziazione allo stile di vita delle famiglie di allevatori, ma anche la possibilità di mettervi nei panni di un nomade delle steppe centrali. Tutti i giorni la vostra yurta sarà smontata e rimontata la sera in un nuovo sito, alla fine di una giornata di trekking a cavallo o a piedi.
 
 
Niente notti passate accartocciati sotto la tenda, ma la comodità di una yurta più spaziosa dove il gruppo possa passare dei momenti conviviali in compagnia del team locale. Niente tende umide dopo una forte pioggia, ma una yurta con una stufa centrale per cucinare o riscaldare una serata troppo fresca. Un vero e proprio ambiente "nomade" costellato da vari momenti di divertimento e scherzi durante lo svolgimento dei compiti giornalieri, quando il viaggiatore deve apprendere tutti i gesti tradizionali del montaggio delle yurte.


 
Degli scambi, delle esperienze veritiere, alla scoperta del nomadismo e dei nomadi.
La nostra squadra di guide locali sarà presente per montare le yurte e voi sarete liberi di partecipare a questo compito giornaliero o di lasciarvi andare a qualche fantasticheria nomade.
Giorno 1 Arrivo alla capitale. Sarete accolti all'aeroporto dai membri del nostro team. Sistemazione all’hotel o in una casa-ospite, secondo i vostri gusti. Tour della città (opzione). Concerto di musica tradizionale.
 
Giorno 2 Al mattino partenza in bus verso Arkhangay. Arrivo a Tsetserleg a metà pomeriggio; ancora un po’ di strada per raggiungere Bulgan, il villaggio dove Ganzo installa il suo campo tutte le estati. Sistemazione nella yurta.
 
Giorno 3   Giornata alla scoperta della vita nomade e preparazione del materiale per la partenza del giorno successivo. Serata con ospiti.

La vita nomade è al tempo stesso pacifica e intensa, i compiti giornalieri si concatenano senza che la nozione del tempo interferisca. Niente stress, ma nemmeno il tempo di fare un pisolino. Occuparsi di spingere i greggi che in serata si avvicinano alle yurte verso pascoli migliori, trasformare il latte della mungitura della vigilia in yogurt, formaggio, airag (famoso latte di giumenta fermentato), dividere la crema dal latte, ecc…. Preparare i pasti, e verso la fine della giornata, il momento della mungitura. Dei piccoli fuochi sono accesi con gli sterchi secchi di mucca per produrre del fumo che servirà per allontanare mosche e zanzare.
 
Nel frattempo gli uomini sono occupati con i cavalli e gli yacks…c’è sempre qualche cosa da fare: raggruppare il gregge, selezionare i cavalli per la salita o quelli che parteciperanno alla corsa dell'estate.

Ogni membro della famiglia ha il suo ruolo all’interno della yurta e un lavoro a lui attribuito: i giovani bambini sono spesso occupati nella raccolta degli sterchi affinché si secchino, mentre i più grandi si occupano degli agnelli e dei vitelli.
E ovviamente, non mancano mai i lavori dell’ultimo minuto che vanno a riempire lo spazio della giornata, come riparare i feltri delle yurte, lavare le tele e altri generi di beni.
Ritmo immutabile nella più pura delle tradizioni mongole.
 
 
Compiti quotidiani ai quali potrete partecipare, non dovrete fare altro che proporvi, non avere paura di mungere gli yacks o partire a cavallo per riportare il gregge vicino all’accampamento. Niente di tutto ciò è veramente scritto sul programma, poiché vogliamo che i nostri soggiorni si avvicinino il più possibile alla vita nomade, senza disturbare il ritmo di vita e di lavoro delle famiglie visitate, ma piuttosto propendo loro di condividere un pezzo di vita nomade.
Giorni 4 a 8 Itinerario nomade in compagnia del nostro team locale. Una giornata tranquilla, affinché possiate divenire familiari con il posto e abituarvi ai cavalli. Itinerario che potrà anche essere trasformato in trekking.
 

I cavalli mongoli sono al tempo stesso pacifici e selvaggi. Sono animali dolci e docili. Bisogna tuttavia seguire i consigli della guida per intrattenere delle "relazioni domestiche" con la loro cavalcata.
Il cavallo, orgoglio mongolo, è il simbolo di tutta una civiltà. Il grande Caravanserraglio ha reso celebre gli eserciti cavallerizzi dei Mongoli in tutto   il continente asiatico. Il cavallo mongolo somiglia a un doppio pony, di circa 1,50 m. È venerato e al tempo stesso utilizzato come animale di lavoro. I mongoli non assegnano alcun nome ai cavalli e il vocabolario mongolo è sorprendentemente ricco in termini che designano il suo carattere, la sua sagoma, il suo colore, ecc. I cavalli sono cavalcati in genere verso i 2 anni d’età. Le tappe dell'addestramento dei cavalli sono cinte da tutto un rituale molto particolare e spesso spettacolare.
Durante tutto l'anno, sono organizzate delle corse di cavalli: le più celebri sono le corse del Nadaam, nel mese di luglio e quelle di Tsagaan saar, Nuovo Anno cinese, a Febbraio. Qualche Nadaams può essere organizzata nel corso dell'anno per celebrare un avvenimento particolare.
I mongoli salgono a cavallo in età precoce e non è raro vedere giovani cavallerizzi di 4 anni partecipare ad una corsa.
Anche la giumenta ha un ruolo molto importante nella cultura mongola, pur essendo molto raramente utilizzata per la cavalcata.
Il celebre latte di giumenta fermentato, o Aïrag, è motivo di differenti rituali e gli vengono attribuite delle virtù mediche. La mungitura del latte di giumenta si fa solamente a partire dalla primavera e in estate.
Il resto dell'anno, i mongoli fabbricano un altro alcol a base di
latte di mucca o di yack, chiamato "vodka mongola", o "vodka bianca", derivata dalla distillazione di latte fermentato.
 
Durante questi 6 giorni, vivrete secondo l’orario nomade in compagnia del nostro team di guide locali. La mattina si smonta la yurta che sarà caricata sul carro a yack. A seguire gita a cavallo o trekking che, beninteso, sarà adattata al vostro livello di equitazione.
Pausa pic-nic, incontro con altre famiglie delle valli attigue e la sera, montaggio delle yurte sempre con l’aiuto dei nostri amici allevatori nomadi.
Una vera " avventura", cosi come vissuta dai nomadi al momento del cambio di accampamento.
 
 
I nomadi hanno diversi campi nell'Arkhangay, a seconda delle regioni e della ricchezza dei pascoli. Laddove si svolgerà il vostro periplo, le famiglie hanno generalmente 3 campi e si spostano unicamente 3 volte l’anno: una volta per rifugiarsi nel loro campo d’inverno, poi nella primavera verso il loro accampamento primaverile che molto spesso corrisponde a quello autunnale, e infine, raggiungono i vasti pascoli quando l'erba è abbastanza grassa. Molto spesso, le famiglie falciano il fieno nel campo di primavera e un'ultima volta quando sono in quello d’autunno; questo fieno sarà utilizzato durante l'inverno per aiutare le bestie ad affrontare la rigidità del freddo.
 
L'itinerario che richiederete dipenderà dal vostro livello d’equitazione, ma anche dalle condizioni meteo, dalla ricchezza dei pascoli e dell'area dei campi delle altre famiglie.
E’ quindi impossibile precisarvi un circuito. È chiaro che le nostre guide locali avranno a cuore di farvi scoprire il loro paese, la loro cultura…e le loro pietanze tradizionali.
Non vi resterà che lasciarvi andare, guidare da loro stessi per vivere dei veri momenti di condivisione e di scambio culturale, perché queste persone sono tanto curiose di conoscervi, quanto lo siete voi a loro riguardo.
 
 

Giorno 9 Ultima giornata di cavallo o di trekking e ritorno al campo di Ganzo nel pomeriggio. È possibile anche fare un mix e alternare 3 giorni di trekking, seguiti da 3 giornate di cavallo. Sistemazione nella yurta. Per celebrare la fine della vostra” avventura” nomade serata festiva: serata Khorkhog!
 
Il Khorkhog è certamente il piatto, il più tradizionale e il più mangiato dai mongoli, la cui origine risale alle grandi invasioni. Il grande Gengis avrebbe lui stesso inventato questo metodo di cottura che utilizza delle pietre surriscaldate nel fuoco. All’’epoca non esistevano grandi pentole per fare mangiare l'esercito del grande Caravanserraglio, più semplicemente, la pelle della capra intera era utilizzata come recipiente; fatta in piccoli
pezzi, la carne era poi ricollocata nella pelle dell'animale con le pietre surriscaldate nel fuoco, accompagnata da verdure e spezie.
 
 
 
Da questo metodo detto Bodog e tuttora praticato, è nato il Khorkhog, preparato con del montone e cucinato in un recipiente in metallo. Un piatto questo che si offre che in occasione di grandi feste o eventi speciali.
 
Giorno 10   mattinata relax……dopo il pranzo, partenza verso Tsetserleg,
Possibilità di visitare il monastero: di questo imponente edificio che ha fatto la fama della città all’inizio del secolo, non resta che un solo palazzo, avendo subito, la maggior parte del complesso, i tormenti della purga sovietica. Il monastero esistente presenta una bella architettura. Infine, sistemazione nella casa-ospite.
 
Giorno 11 Partenza di buonora verso la fermata dell’autobus e strada fino Ulaanbaatar. Sistemazione all’hotel.
 
 
Questo programma vuole essere unicamente informativo e può subire delle modificazioni. La durata della parte a cavallo può essere a piacimento prolungata o accorciata. Lo stesso programma può essere svolto in trekking o in gita equestre, o ancora, alternando queste 2 attività.

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